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Nel business come in palestra, 5 regole per leader resilienti

principio use it or lore it

I principi dell’allenamento applicati al business: 5 regole (e 5 accorgimenti) per trasformare difficoltà in risorse.

(di Filippo Rivalta, Peak Performance Coach)

È curioso osservare quanto siano vicini il mondo del business e quello del fitness e quanto in entrambi sia necessario trasformare difficoltà in risorse per la crescita.

Così come nel business si richiede resilienza, forza e disponibilità all’apprendimento continuo, anche in palestra viene ricercato un miglioramento progressivo alla ricerca di prestazioni ottimali secondo leggi di adattamento “naturali”.

Solo grazie ad un atteggiamento costruttivo verso le sfide, sia in allenamento che in azienda, riusciamo ad affermare il nostro valore adattativo all’ambiente e alle sfide che quotidianamente incontriamo e guadagnare nuove risorse.

Il punto di incontro tra il processo di miglioramento psico-fisico in palestra e il mondo imprenditoriale che voglio qui sviscerare sta proprio nella possibilità di trasformare i conflitti in risorse, attraverso lo sviluppo e il rinforzo costante di skills come la resilienza.

Quali regole e quali accorgimenti dobbiamo avere ben presenti per essere leader resilienti?

Come ogni disciplina, quella dell’allenamento è basata su regole precise che, se seguite e adottate con consistenza, portano a ottenere risultati graduali e incrementali, nel senso del miglioramento e dell’apprendimento continuo.

In questo articolo vi racconto alcuni interessanti insegnamenti provenienti dalla disciplina dell’allenamento “da palestra”, regole che tutti i professionisti possono tenere presente ed applicare alla propria crescita e quella della propria impresa.

Questi principi diventano ottimi alleati nel superamento delle sfide quotidiane, aiutandoci a trasformre fatiche e conflitti in nuove forze.

Ecco qui le 5 regole (e 5 accorgimenti) che disciplinano l’allenamento e che possono trasformare il modo in cui affrontiamo resistenze, conflitti e tensioni, regalandoci una nuova prospettiva di senso.

  • REGOLA N.1: RESITENZA AL PESO + TEMPO SOTTO TENSIONE = FORZA (tuttavia il tempo di recupero è parte indispensabile del ciclo di adattamento)
  • REGOLA N.2: PIÙ GRANDE LA SFIDA, PIÙ GRANDE L’OPPORTUNITÀ (tuttavia le sfide devono essere ponderate, smart)
  • REGOLA N.3: TEMPO, PAZIENZA E PICCOLI COSTANTI INCREMENTI PORTANO AL PROGRESSO (tuttavia non vi aspettate miracoli, il miglioramento delle competenze e’ un percorso, non un punto di arrivo)
  • REGOLA N.4: USE IT OR LOSE IT, PERDI LE COMPETENZE CHE NON USI (quindi scegli e varia le skill su cui concentrarti)
  • REGOLA N.5: FALLIRE CI RENDE PIÙ FORTI (anzi, in palestra vale la regola till failure, alzare la barra su livelli non ancora acquisiti proprio per affrontare tutti i tentativi ed errori necessari al raggiungimento di nuovi record)

Proviamo a capire meglio come queste regole ci aiutano nell’affrontare le sfide lavorative e quali accorgimenti adottare.

REGOLA N.1: RESISTENZA AL PESO + TEMPO SOTTO TENSIONE = FORZA

Nel mondo del fitness, l’allenamento contro resistenza indica tutti quei tipi di forze utilizzate per allenarsi e costruire, ad esempio, nuova massa muscolare, resistenza aerobica, forza. Il tempo sotto tensione, invece, indica il periodo in cui i nostri muscoli si oppongono a questa resistenza, sia durante le serie, sia in termini di volume di lavoro nelle settimane/mesi.

In che modo possiamo guardare a questa resistenza, a questo peso da sostenere?

Anche nel mondo del business, la ricerca costante per raggiungere nuovi obiettivi espone a sopportare dei pesi, situazioni fuori dalla nostra comfort zone nulla è gratis. Queste situazioni sono piombo da trasformare in oro, sfide da raccogliere per andare verso un avanzamento qualitativo.

Quando inizio ad allenarmi e voglio imparare una skill come, ad esempio, una trazione alla sbarra (pull up), dovrò prima osservare il movimento, individuare la propedeutica più adatta al mio livello atletico attuale e strutturare un programma congeniale per progredire.

Vado verso il pull up, passo del tempo sotto tensione dove il mio corpo si oppone alla forza di gravità, e utilizzo tale conflitto come risorsa per generare un adattamento progressivo del mio corpo a questa situazione. Il risultato sarà strabiliante: nel tempo, la trazione alla sbarra diventerà una skill acquisita, incorporata.

Ciò che prima sembrava una sfida insormontabile, ora entra a far parte della mia cassetta degli attrezzi: ho maturato più forza dedicando il giusto tempo sia sotto tensione che al recupero tra serie e tra allenamenti.

ACCORGIMENTO N.1: RECUPERARE E’ NECESSARIO

Importante sottolineare, rispetto al tempo, che il recupero (tra le serie e tra gli allenamenti) è parte indispensabile del ciclo di adattamento. Senza si va in overtraining, una condizione di esaurimento, come il burnout!

REGOLA N.2: PIÙ GRANDE LA SFIDA, PIÙ GRANDE L’OPPORTUNITÀ

Maggiore è la sfida (il peso da sollevare, x es) maggiore è il guadagno potenziale in termini di nuovo adattamento e sviluppo (di massa muscolare, forza e resistenza).

Più lunga è l’apnea, maggiore sarà la risposta adattativa dei nostri polmoni a resistere in carenza di ossigeno.

Maggiore è il digiuno, maggiore sarà il tempo in cui le nostre cellule possono rigenerarsi tramite meccanismi di auto-pulizia.

Se è pur vero che a un peso maggiore corrisponde uno sforzo maggiore e, nella maggior parte dei casi, un aumento della forza, il risvolto pratico di tali principi richiede un’attenzione in più, gli obiettivi vanno definiti con attenzione e criterio.

ACCORGIMENTO N.2: PONDERARE GLI OBIETTIVI

È infatti doveroso sottolineare che tali obiettivi sono raggiungibili solo tramite adattamenti in cicli più o meno duraturi che vanno rispettati, al fine di non incorrere in spiacevoli imprevisti.

Le sfide devono essere ponderate, smart (specifiche, misurabili, raggiungibili e non troppo distanti dalle nostre possibilità di partenza, temporizzate) cioè non posso pensare di sollevare 50 kg in due settimane se oggi ne sollevo 5!

Questo aspetto ci proietta al terzo punto.

REGOLA N3: TEMPO, PAZIENZA E PICCOLI COSTANTI INCREMENTI PORTANO AL PROGRESSO

Andare in palestra un giorno è facile, farlo per sei mesi con continuità è difficile.

Va evitato anche l’altro lato della medaglia, ossia l’andare in palestra continuamente, pensando che “di più” sia meglio.

Ci vuole equilibrio, non può essere sempre allenamento.

Sul lato imprenditoriale funziona in maniera analoga: è bene ritagliarsi dei momenti di raccoglimento in cui dedicarsi ad altre attività o semplicemente riposare mente e corpo. Perciò importanti uomini d’affari sempre di più utilizzano tecniche di rilassamento, meditazione, pratiche di body care.

Il nostro organismo è progettato per adattarsi anche ai ritmi più sfrenati, ma non è salutare ne produttivo non concedersi pause.

Ricordiamoci sempre che il nostro cervello si nutre di sfide, intese come nuove opportunità di accrescere la sua plasticità, ma per fissare i risultati è necessario concedersi delle pause, parti integranti del ciclo della costruzione della forza.

ACCORGIMENTO N.3: APPREZZA IL PERCORSO

Tempo, pazienza e consistenza. Nulla accade solo perché lo desideri e serve fatica e determinazione.

Tuttavia il miglioramento delle competenze e un percorso quotidiano e consistente, non un punto di arrivo, bisogna portare attenzione, accorgersi, apprezzare e celebrale i miglioramenti marginali.

REGOLE N.4: USE IT OR LOSE IT, PERDI LE COMPETENZE CHE NON USI

La prima lezione che professor cervello ci insegna è: tutto quello che non viene utilizzato, si perde.

Questo straordinario organo è quotidianamente impegnato a regolare l’attività del corpo, mirando alla più sublime economia. Ogni fibra muscolare, ogni neurone, ogni alveolo polmonare, ogni movimento registrato nel cervelletto, se non utilizzato, è percepito come “di troppo” e  gradualmente eliminato.

Il corpo è il più grande economista della storia e porta luce su un fatto maledettamente reale: se si vuole sviluppare una competenza, cambiare il proprio aspetto fisico, aumentare la propria efficienza mentale, è necessario esercitarsi.

ACCORGIMENTO N.4: SII SELETTIVO

Sviluppa e mantieni competenze funzionali per la tua attività attraverso una pratica ciclica e concentrati a migliorare in modo selettivo quelle più funzionali ai tuoi obiettivi. Se vuoi saperne di più sull’allenamento di competenze funzionali dedicato ai professionisti leggi il ns articolo Executive come “Atleti aziendali”.

REGOLA N.5: FALLIRE CI RENDE PIÙ FORTI

Anzi, in palestra l’unica via per rinforzarci è cercare il fallimento, alzare la barra su livelli non ancora acquisiti proprio per fare tutti i tentativi ed errori necessari al raggiungimento di nuovi record.

Ogni errore porta con sé una lezione.

Nello sport si progredisce attraverso la ricerca di “guadagni marginali” basando il progresso sulla correzione degli errori. Ha senso dunque rimanere accoglienti verso l’errore stesso, senza disprezzarlo, anzi ricercandolo.

Porsi al fallimento con attitudine positiva, con atteggiamento proattivo, mette ognuno di noi nella privilegiata posizione di apprendere qualcosa.

Quindi, se nel nostro programma in palestra c’è scritto che quel giorno va fatta una performance per valutare i progressi, arriviamo al momento dell’alzata con un’attitudine propositiva. A seconda di come va la performance possiamo osservare se il programma ha portato i suoi frutti oppure se c’è stato qualcosa che ha compromesso il raggiungimento del risultato.

Non è mai un processo lineare al 100%.

ACCORGIMENTO N.5: TILL FAILURE, PUNTA AL “FALLIMENTO” DI OGGI PER PORTI L’OBIETTIVO DI DOMANI!

E’ importante applicare questo concetto in palestra e nella tua impresa: bisogna saper abbracciare l’eventuale fallimento e trattarlo come messaggio che ci viene recapitato. L’errore è un invito a un successivo risultato.

E’ solo cosi che il conflitto diventa risorsa! Se vuoi saperne di più riguardo come trattare gli errori nello sport leggi “La cura dei 16 secondi” la via breve alla performance review per i top-player.

CONCLUSIONI

La prossima volta che dinanzi a una fatica sorge il pensiero “non lo voglio fare”, chiediamoci da dove viene questo pensiero e da quale opportunità di apprendimento e crescita ci sta separando…

È perché non crediamo di esserne capaci e questo ci fa stare “scomodi” con la paura di sbagliare?

Se si vediamo la fatica come uno sportivo vede la barra alta del salto o il piombo che aumenta sul peso da sollevare. E’ in quel momento che ha l’opportunità di stabilire il record che lo aspetta quando finalmente atterra e quella barra non cade. Concediamoci quindi i necessari tentativi sino a che l’errore e la fatica diventeranno gli strumenti di allenamento per la riuscita.

 

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